LA VERA STORIA
DI POLLICINO
Di Silvia T.
… L’orco torna col coltello, lo arrota su una pietra che ha in mano, si avvicina ai bimbi…
Pensate davvero che io fossi così cattivo da mangiarmi dei bambini? Allora siete proprio matti! Non gli avrei fatto niente. Sono loro che hanno scritto le cose come NON stanno. Ora vi racconterò cos’è successo davvero:
Quei piccoli bricconcelli! Sette fratelli figli di una famiglia povera (il più bricconcello si chiama Pollicino), che se ne andavano in giro a far scherzi a tutti, anche a me, il loro bersaglio preferito: a volte ero nel bosco a far legna e loro mi tiravano i sassi urlando: -Orco grasso, grosso e brutto, tu fai un gran bel rutto!-
Quando loro tornavano a casa, però, dicevano ai genitori che l’orco li aveva aggrediti e che avevano dovuto tirargli dei sassi per difendersi! Che bugia enorme!
Povero me…
Venne però un giorno in cui i sette fratelli si persero nel bosco e lì, quante risate mi feci a vederli frignare!
Quel giorno anche mia moglie era in giro per il bosco a raccogliere frutti di bosco con cui avrebbe fatto la sua deliziosa torta. Pollicino, vedendo una dolce donna avvicinarsi, suggerì ai fratelli: -Piangete! Così quella donna ci accoglierà in casa e noi combineremo un sacco di pasticci!-
Quando trovò i bambini in lacrime, le si spezzò il cuore e le venne la bella idea di accoglierli a casa nostra (perché proprio quel giorno si sono persi, uffa!) ignara del mi odio verso di loro (eh sì, non gliel’ho mai detto a mia moglie di questi scherzi, perché mi avrebbe risposto: -Sono solo bambini, caro, vogliono solo giocare…-).
Arrivati a casa, mi guardarono e dissero: -Ciao orco grasso!-
Mia moglie preparò la torta, la tagliò e la distribuì a tutti: era così buona che volevo fare il bis, ma mia moglie mi bloccò: -Geraldo caro, lascia il bis ai bambini! Tu la mangi sempre e stai diventando grasso! Guarda questi bimbi, come sono magri.-
I fratelli mi guardarono e sorrisero malignamente.
Venne la sera, i bambini dovevano andare a dormire.
Mia moglie li fece accomodare nella stanza delle nostre sette figlie (sì, sono papà!).
Il loro letto era tanto grande da poter farci stare quattordici bambini.
Scese la notte. Pollicino pensava che io, mentre dormivano, li avrei presi e li avrei rimandati nel bosco, così disse ai fratelli di mettersi i vestiti delle sette orchessine e di mettere a loro i propri, poi, gli disse di abbracciare le loro bambole, così io, nel buio, li avrei scambiati per le sue figlie.
Volevano che succedesse! Loro pensano che io sia sciocco e che quindi non accenda la luce, invece la accesi, riconobbi i fratelli pestiferi, li presi e li portai nel bosco.
Quando rientrai, scrissi un biglietto: Grazie per l’ospitalità, ma dobbiamo provare a tornare a casa. Un saluto: i sette fratelli.
Quando mia moglie trovò il biglietto e disse: -Geraldo! Geraldo! I bambini sono tornati nel bosco! Come sono coraggiosi a voler provare a tornare a casa!-
-Già, già, coraggiosissimi cara!- dissi io seccamente.
Qualche minuto dopo mia moglie mi disse: va’ a tagliar legna caro! È finita e dobbiamo fare il fuoco!
Aprii la scarpiera per prendere i miei preziosissimi stivali dalle sette leghe, che calzano perfettamente a chiunque le indossi.
Uscii allegramente di casa: era una giornata di sole molto tranquilla, che mi fece venire sonno.
Mi sdraiai all’ombra di un albero e mi appisolai.
Mentre dormivo, però, avevo la sensazione che qualcuno mi tirasse le calze. Quando mi svegliai, mi accorsi che i miei stivali erano scomparsi!
Qualcuno me li aveva fregati, ecco perché sentivo tirarmi le calze.
Erano stati i fratelli! Ne sono sicuro!
Corsi a casa scalzo per avvisare mia moglie, mentre conigli e scoiattoli rimanevano stecchiti dalla puzza delle mie calze, ma quando varcai la soglia vidi le mie figlie che piangevano: -Papi! Sono scomparse le sette coroncine d’oro che ci avevi regalato!-
I bambini avevano rubato anche quelle!
-Sono stati i fratelli! Mi hanno rubato anche gli stivali!-
-Sciocco d’un marito! Te li avrà presi qualche orso mentre dormivi! Tu dormi sempre nel bosco!-
-E le coroncine? Chi potrebbe averle rubate?-
-Non lo so caro. Ma non dare la colpa ai bambini!-
Intanto, i fratelli, spinti dall’idea di Pollicino, dissero a tutti che l’orco li voleva mangiare e mille cacciatori cominciarono a setacciare il bosco in cerca di me.
Decisi che ci saremmo trasferiti in Australia: mia moglie e le mie figlie accettarono ed ora abitiamo in un bungalow supertecnologico sulla spiaggia. Qui in Australia non ci sono bambini rompiscatole! Ci sono bambini che ti offrono dolci e caramelle! Si vive proprio bene!
Firmato: L’Orco Geraldo
Peter Pan raccontato da Capitan Uncino
Come? Pensate voi che Peter Pan fosse bravo?
Beh! Allora vi racconterò la mia storia.
Ero con la mia ciurma, erano settimane che non ci fermavamo a un porto per bere e saccheggiare qualcosa, quando avvistammo un’isola. Subito ci accostammo, io (Capitan Uncino) scesi per primo, poi mi fermai, vidi un indiano e gli chiesi come si chiamava l’isola e lui rispose: “Lapiapapucialai”.
Subito la soprannominai “TAVERNA”, quello si che era un nome e non uno scioglilingua.
Vivevamo felici con gli indiani, ma un giorno arrivò quel verme di Peter Pan. Egli entrò con la sua banda di bambini, e quando mi vide pensò bene di prendermi in giro. Cominciò soprannominando l’isola “L’isola che non c’è”, e poi iniziò a dire che ero uno scorbutico.
Io mi trattenni, ma poi esagerò, prendendo in giro il mio piede di legno. Allora sfilai la spada, ma lui fui più veloce e così dovetti scappare con la mia ciurma sulla nave. Tutti lo consideravano un eroe. In più, una mattina mi prese l’orologio, e pensò bene di ficcarlo nella bocca di un coccodrillo! Ed era pure un orologio caro!
Se un giorno incontrerò quel J. M. Barrie, che ha scritto la storia di PeterPan, lo butterò in mare, no, anzi, lo legherò al tubo degli scarichi della mia nave, Ah Ah!
Tadeàs D.
Cappuccetto e il lupo, amici per la pelle.
C’era una volta un lupo vegetariano che era stato escluso dal suo branco, perché nessuno accettava il fatto che non mangiasse carne.
Un giorno il lupo era andato nel bosco per fare una passeggiata, qui incontrò una bambina vestita tutta di rosso, che veniva chiamata CAPPUCCETTO ROSSO.
Il lupo provò a fare amicizia con lei, ma la bambina appena lo vide iniziò a tremare, perché le continuava a dire :<< VIENI QUI! VOGLIO FARE AMICIZIA CON TE!!>>.
La bambina sapeva che scappare non sarebbe stato sufficiente, perché il lupo l’avrebbe inseguita. A quel punto le venne un’idea: condusse il lupo sopra ad un ponticello molto vecchio, che dopo qualche istante si ruppe e fece cadere nel lago il povero animale.
Cappuccetto allora iniziò a scappare e lasciò il lupo bagnato e molto triste.
Quando il lupo tornò a casa, iniziò subito a pensare a come avrebbe potuto convincere Cappuccetto rosso che lui era veramente vegetariano.
Il giorno seguente cercò l’abitazione della bimba e quando la trovò bussò alla porta.
Gli venne ad aprire la mamma della bambina. Il lupo gentilmente le spiegò tutto. La mamma all’inizio non credeva alle parole dell'animale, quindi per verificare ciò che le era stato detto, mise davanti agli occhi del lupo due piatti: in uno c’erano sei salsicciotti un po’ piccanti, nell’altro c’erano delle verdure. Il lupo si precipitò subito sulle verdure. La mamma a questo punto chiamò Cappuccetto rosso e le spiegò che il lupo era bravo e che era veramente vegetariano. Alla fine diventarono migliori amici e prepararono spesso insieme dei dolcetti da portare alla nonna di Cappuccetto.
VISSERO PER SEMPRE AMICI, FELICI E CONTENTI!!!
BEATRICE D.
IL LUPO E I TRE PORCELLINI
di Davide C.
C'era un volta un lupo che viveva con i genitori, ma appena fu grande volle andare via da casa e decise di costruirsi un casetta.
Viaggiò per la foresta fino a quando non trovò dei mattoni adatti per costruirla.
Quando ebbe finito, vide che lì vicino tre porcellini stavano litigando.
Infastidito dalle loro urla intervenne nella lite, invitandoli a smettere e ad andare via, perché voleva riposare.
Un po’ spaventati i tre porcellini se ne andarono.
Passato qualche giorno in pace, sentì di nuovo gridare vicino alla sua casetta: erano di nuovo i porcellini che litigavano tra di loro. Questa volta, però li lasciò litigare senza intervenire. Appena i porcellini si accorsero della presenza del lupo, cominciarono a prenderlo in giro.
A questo punto lui si arrabbiò e li mandò via di nuovo.
Il giorno seguente, però, il lupo, pentito per quello che aveva fatto, andò dai porcellini a chiedere scusa per il suo comportamento. Anche i porcellini chiesero scusa e così da quel giorno diventarono amici.
Lo stesso giorno il lupo e i tre porcellini decisero di fare una grande festa.
Invitarono tutti gli abitanti della foresta: mangiarono una grande torta, giocarono e scherzarono per tutto il giorno.
Da allora in poi, il lupo, i tre porcellini e tutti gli abitanti della foresta vissero in pace per sempre.
“I tre porcellini” raccontata dal Lupo
Sicuramente voi conoscete la fiaba dei tre porcellini…….
E’ falsa! Io sono il “Lupo cattivo”, come mi chiamano tutti, ma in realtà sono gentile ed educato. Ora vi spiego…
Tre porcellini si costruirono tre case dove vivere; io stavo andando a salutarli ma, essendo allergico alla paglia, con uno starnuto distrussi la casa ad uno di loro: lui corse via ed io iniziai ad inseguirlo per scusarmi, ma il porcellino si rifugiò nella casa di legno di suo fratello.
Avevo un po’ di paglia fra i denti, così presi un bastoncino per toglierla. Purtroppo quel bastoncino reggeva tutta la casa di legno; i due porcellini scapparono ed io li inseguii per scusarmi, ma ormai erano entrati nella casa di mattoni.
Bussai più volte alla porta ma non mi aprirono, così entrai dal camino (non sapendo che, in quel momento, cucinavano la zuppa).
Quel giorno guadagnai il nome del “Lupo cattivo” e una bella ustione!
Elena Co.
La vera favola di Cenerentola
di Beatrice C.
C’era una volta un vedovo che aveva una figlia di nome Cenerentola.
L’uomo si sposò presto con una signora vedova con due figlie, di nome Anastasia e Genoveffa.
Quando il vedovo morì la matrigna cercò in tutti modi di convincere Cenerentola a stare bene insieme con le sue sorelle. Invece Cenerentola cominciò ad andare in giro insieme alle sue amiche.
La matrigna era preoccupata per lei perché non stava mai a casa, andava da “Lillapois”, con le sue amiche, per comprare nuovi smalti.
La matrigna, Genoveffa e Anastasia si occupavano delle faccende di casa, finché un giorno arrivò un invito da parte del principe che invitava tutte le ragazze ad un ballo.
La matrigna cercò in tutti i modi di portare al ballo anche Cenerentola, ma lei decise di andare in discoteca con i suoi amici.
Andarono al ballo solo la matrigna, Anastasia e Genoveffa. Il principe quando vide entrare la matrigna rimase scioccato dalla sua bellezza e così andò subito da lei e la invitò a ballare.
Arrivarono a casa a mezzanotte, Cenerentola era ancora fuori, allora la matrigna la chiamò al cellulare e le ordinò di tornare subito a casa per darle la notizia che il giorno dopo si sarebbe sposata con il principe.
Il giorno dopo, come previsto, il principe sposò la matrigna, ma Cenerentola non partecipò alla cerimonia e restò tutto il tempo attaccata al telefono per fare videochiamate e mandare messaggi.
Così la matrigna dopo quella giornata le sequestrò il telefono. La matrigna, Anastasia e Genoveffa insieme al principe vissero felici e contente, Cenerentola invece senza il suo telefono visse triste e depressa.
La versione di Madre Gothel
Malvagia, malvagia, si fa presto a dire malvagia! Questi giovani d’ oggi sono privi di rispetto e ingrati.
Guardate il mio caso per esempio: ho trattato Rapunzel come fosse mia figlia e in cambio lei è fuggita con il primo bellimbusto che si è trovato a passare da queste parti.
E’ bastata una cantatina sotto alla finestra ed ecco che in un battibaleno quella sciocca aveva dimenticato tutti i miei sacrifici.
E pensare che l’ho fatta vivere nella torre di un bellissimo maniero immersa nel lusso e nell’ agio.
Le ho dato tutto quello che una giovane alla moda può desiderare: i corsi online più qualificati e la tecnologia più avanzata compresa l’ultima versione dell’IPhone che mi è costata un occhio della testa.
E poi abiti, accessori e acconciature per i capelli (fatte da me, naturalmente, ma con fermagli, elastici e mollettoni originali di Louis Vuitton, comprati su Amazon Prime per farli arrivare in tempo reale).
Quel ragazzotto che mi sembra si chiamasse Flynn Rider, non era certo uno stinco di santo e nemmeno il fidanzato ideale che ogni madre desidererebbe accanto alla sua bambina.
I ben informati infatti dicono che avesse avuto un passato da ladruncolo alla corte reale. Del resto non ci si può aspettare molto da uno che a scuola aveva la media del cinque e che ha ripetuto per tre volte la prima superiore. Cosa saranno mai due pettorali ben piazzati? Cosa potranno mai dire dei bicipiti muscolosi e addominali scolpiti? Quale importanza potrà mai avere un metro e novanta di altezza? O il colore degli occhi blu oltremare?
E poi c’è quella brutta storia, totalmente inventata, che io avrei strappato Rapunzel dalle braccia di genitori amorevoli.
In realtà quei genitori non le avrebbero mai prestato le dovute attenzioni: lui troppo preso dalla caccia e dagli impegni di governo e lei troppo indaffarata ad organizzare balli e cene di gala. Sarebbe cresciuta affidata alle balie, che si sa, non possiedono master post-universitari.
Ebbene sì lo ammetto in cambio di tutto il prezioso tempo che le ho dedicato ho chiesto solo po’ di giovinezza proveniente dal potere dei suoi magici capelli, ma del resto come avrei potuto occuparmi di lei con tanta energia se fossi invecchiata precocemente?
Ed ora eccomi qui rinchiusa nella stessa stanza dove l’ho allevata, prigioniera e solitaria.
Non mi resta che scrivere la mia versione dei fatti e inviarla a tutti quelli che riesco a raggiungere via WhatsApp e E-mail. Ho creato persino un blog e prossimamente penso di diventare una youtuber.
Perciò se anche voi volete aiutarmi a riabilitare la mia reputazione mettete tanti mi piace alla mia pagina Facebook (vi lasco il link qui sotto in descrizione) WWW.MadreGothellastregabuonina.it
Elena Ca
CENERENTOLA RACCONTATA DA UNA DELLE SORELLASTRE
di Anita C.
Adesso vi racconto come stanno veramente le cose.
Io ero così felice insieme a mia madre e a mia sorella, però un giorno arrivò in casa nostra quella Cenerentola e rovinò tutto.
Cenerentola si credeva così bella ed intelligente, da trattarci malissimo, nonostante l’avessimo accolta in casa come un componente della famiglia.
Una mattina arrivò un messaggio dalla corte del re che annunciava che il principe avrebbe organizzato a breve un ballo a cui sarebbero state invitate tutte le fanciulle del regno. Subito Cenerentola si mise a fantasticare non sapeva più parlare d’altro, solo di abiti, vestiti, gioielli.
Mia madre, preoccupata per l’atteggiamento della ragazza, le vietò di partecipare all’evento.
Così Cenerentola iniziò a piangere e a frignare come una bambina di tre anni, facendoci dispetti e rendendoci la vita impossibile.
Il fatidico giorno era arrivato e sia io che mia sorella eravamo già pronte a sposare il principe.
Tutti i nostri progetti andarono in frantumi quando ci accorgemmo che al ballo vi era una ragazza sconosciuta, che aveva monopolizzato il principe, senza permettergli di poter conoscere anche altre damigelle.
Il giorno seguente si seppe che fanciulla senza nome aveva perso una scarpetta di cristallo e il principe era intenzionato a sposare solo lei.
(Anche questo principe, però, è veramente bizzarro, se poi la scarpetta si fosse infilata in un piede di un mostro a tre teste??).
Arrivarono le guardie di corte a far provare la scarpetta a tutte le damigelle del regno. Io avevo un vero piedino da principessa, ma poi per l'emozione mi si gonfiò, così persi l’occasione della mia vita.
Nel frattempo arrivò Cenerentola e (guarda un pò!) la scarpetta le si infilò perfettamente.
Ci abbandonò così su due piedi, noi che le volevamo così bene, che l’avevamo accolta come una sorella, andandosene con quello sciocco principe. Ecco, questa è la mia versione dei fatti.
Nessun commento:
Posta un commento